Perché il cucciolo fa danni in casa?

Perché il cane fa danni in casa?

Scarpe bucate, asciugamani strappati, mobili scheggiati, porte graffiate, divani dilaniati e cuscini spiumati.

Perché il nostro cucciolo sembra divertirsi a compiere “dispetti” alle nostre spalle? E non soltanto quando rimaniamo fuori di casa, ma anche nei casi in cui, all’interno dell’appartamento, ci troviamo affaccendati a fare altro?

Come tutti i comportamenti attivati dal cane, anche quelli distruttivi hanno sempre una ragione, fatta di stimoli “attivatori” e di benefici immediati e ciò al di là di credenze e luoghi comuni!

Per comprendere l’origine dell’impulso a distruggere insito nel nostro amico quattro zampe è necessario affronta in senso “etologico” il suo essere cane.

Innanzitutto, Fido è a tutti gli effetti considerabile come un “predatore domestico”, ossia un individuo selezionato “artificialmente” a seguito di una provenienza ormai incontestabile: il lupo.

Come tutti i predatori, l’uso della bocca e dei suoi elementi costitutivi, quali i denti, diviene fondamentale ed indispensabile.

Un’azione del tutto “normale” … fin da cuccioli i cani sono stimolati a livello sensoriale attraverso la bocca. Quindi, per loro, masticare è l’unica cosa da fare!

In altre parole, il nostro cane ha bisogno di “morsicare”, quasi come noi sentiamo la necessità di “scaricare lo stress” attraverso l’assunzione di una gomma americana.

Si tratta di un’esigenza impossibile da arginare, appartenendo essa meccanismi biologici e anatomici. Inoltre, la bocca è il primo strumento che il cucciolo sente come “proprio” fin dal primo giorno di vita.

Già nel “periodo neonatale”, comprensivo de le prime due settimane dalla nascita, l’unica parte del corpo utilizzabile con una certa consapevolezza è proprio questa.

Evoluzione della masticazione

Gli studi hanno dimostrato infatti che la bocca subisce un’immediata “mielinizzazione” dei nervi attorno al muso, quasi si trattasse di oliare una macchina affinché possa divenire efficace.

La mielina è una sostanza oleosa che lubrifica i nervi rendendoli operativi e consente all’organo della bocca di operare a livello tattile.

In questo modo, il cane neonato potrà produrre alcuni riflessi indispensabili per la sopravvivenza, quale il “riflesso labiale”, diretto a collegarsi al capezzolo della madre per la suzione del latte.

Circa venti giorni dopo, inizia l’eruzione de denti “decidui”, funzionali al passaggio dal cibi liquido a quello semisolido. E qui che ogni cucciolo comprende quanto piacevole sia masticare e, durante i successivi giochi con i fratelli, anche mordere.

Proseguendo con l’iter di sviluppo, l’avvenuta operatività dei sensi rende il nostro amico estremamente attratto verso il mondo esterno e il modo migliore per conoscere ciò che lo circonda sarà ancora la bocca.

Addirittura, tra la dodicesima settimana e la sedicesima si assiste a una spontanea volontà di comprendere la struttura, la superficie e la temperatura degli oggetti inanimati, quasi si dovesse creare una sorta di mappa del mondo reale.

Un momento ugualmente delicato riguarda il periodo tra i quattro e i sei mesi in quanto in tale lasso di tempo avviene il passaggio alla dentizione definitiva.

Un prurito intenso “disturba” le giornate del nostro amico e uno dei sistemi migliori per alleviare il disagio sarà ancora una volta, masticare.

Ecco che, giunto agli albori della pubertà, il cane avrà compreso che esigenze, eccitazioni e disagi potranno essere espressi anche e soprattutto con la bocca!

Ripetere ciò che piace

Giunti a questa fase della vita, si sarà instaurato un inevitabile effetto “comportamentistico” fondato su una delle fondamentali regole dell’apprendimento: ciò che mi procura piacere lo ripeterò e lo farò soprattutto in quelle situazioni in cui il piacere è stato già sperimentato.

Privo di “etica” e di capacità di discernere tra “giusto” e “sbagliato”, il nostro amico riattiverà i comportamenti più appaganti e se appagante è stato masticare la scarpa di marca appena acquistata, lui cercherà di proseguire con essa o, in mancanza, con qualcosa di analogo. Inoltre, smetterà solamente quando il suo “bisogno” sarà stato soddisfatto, alla stessa stregua del nostro gettare la gomma americana dopo un certo periodo di tempo.

Più in generale, ogni qualvolta il contesto o la situazione lo richiederanno, il cane riproporrà quel medesimo comportamento, non avendo la possibilità di attivarne di diversi.

Spesso, quando lo lasciamo da solo in casa, ci dimentichiamo di presupposti talmente ovvi da divenire scontati: il nostro amico non legge, non scrive, non guarda la TV (salvo alcuni casi isolati), non usa tablet o computer; non può telefonare all’amico del giardino accanto, né ha la possibilità di uscire autonomamente a fare shopping o a sorseggiare un aperitivo.

Peraltro, molte delle attività descritte non gli interesserebbero nemmeno mentre altre, come masticare, divengono altamente attraenti.

Questione di noia

Gli studi effettuati sui emblemi di distruttività del cane, soprattutto quando lasciato in casa da solo, hanno individuato due fondamentali cause: la noia e la sottostimolazione.

Se attraverso la masticazione il cane ricava un immediato piacere, sarà poi tentato a ripetere il gesto ogni volta che qualcosa lo disturba o non lo soddisfa ricercando nel morso quella gratificazione che gli manca.

La noia è uno dei mali maggiori che possa affliggere il nostro amico, in quanto antitetica alla necessità di “scaricare” l’energia metabolizzata attraverso l’assunzione del cibo.

Le risposte alla noia possono essere almeno duplici: un’attivazione impropria o una staticità da rassegnazione.

Nel primo caso, il cane inizia a cercare soluzioni alternative al rimanere sul tappeto ad aspettarci e, una volta trovate, tenderà a riadattarle. Nel caso della rassegnazione, non avremo l’effetto della distruttività, quanto piuttosto una perenne “letargia” altrettanto preoccupante.

In collegamento alla noia vi è la sottostimolazione, ossia la sproporzione tra l’attività psico-fisica necessaria per il nostro amico e quella effettivamente garantita.

Quando questo immaginario “bicchiere” viene riempito solo in parte, sarà il nostro Labrador a cercare modi e tecniche per arrivare sino all’orlo. Per nostra sfortuna, non esistono attività così immediatamente “riequilibranti” come quella masticatoria, essendo essa il miglior mezzo per raggiungere un sufficiente grado di
benessere nel minor tempo possibile.

Una sorta di medicina naturale che, anziché eliminare i sintomi in un’ora, lo consente in pochi minuti.

Un morso allo stress!

Un’altra ragione del mettersi a masticare e mordere ciò che si trova in casa, è la “fobia da solitudine”. Ancora una volta, le origini del cane ci permettono di comprendere come si tratti di un “predatore sociale”.

Più che al territorio, egli tende a richiedere uno stretto collegamento con il gruppo sociale di appartenenza individuabile, nel nostro caso, nella famiglia.

Dinanzi all’andarcene da casa, egli può subire uno stato di “insofferenza” che si manifesta in reale disagio al dover rimanere isolato.

Questa situazione si potrà verificare quanto più il nostro amico non abbia potuto abituarsi all’idea che in alcune porzioni della giornata vi sarà anche la solitudine.

La condizione di “angoscia”, oltre a produrre vocalizzazioni incontrollate ed eventuali evacuazioni, potrà indurre all’impiego della bocca per “scaricare lo stress”.

Il valore di un rimprovero

Noia, poca attività e paura di rimanere da soli possono quindi determinare il medesimo risultato: distruggere, fare a pezzettini e masticare ciò che appare ideale in quel determinato momento.

Mettendoci nelle vesti del proprietario, ritornato a casa con l’intenzione di dedicarsi a una piacevole passeggiata con il fedele amico, capiremo come spesso la prima reazione davanti a un cuscino fatto a pezzi sarà di rabbia.

Tuttavia il nostro cane presenta un processo di apprendimento che lo rende in grado di associare due eventi solamente se collegati da non più di 5 secondi. Ciò significa che egli non potrà associare l’arrabbiatura con ciò che è stato compiuto, potendo tuttalpiù connettere che, a fronte di un certo oggetto distrutto, lo stesso proprietario apparirà arrabbiato.

Anche in tale ipotesi, l’associazione “oggetto distrutto/proprietario arrabbiato non significherà “proprietario arrabbiato per avere distrutto io l’oggetto”, con la conseguenza che, realizzata l’opera di “distruzione”, il nostro amico andrà a nascondersi per evitare un’ira rimasta incomprensibile!

Tutto ciò causa molte spesso l’insorgenza di quella che viene chiama “ambiguità relazionale“, una sorta di mancata comprensione che potrà solamente generarne
dell’altra.

Infatti, immaginando il cane che alcune volte il proprietario potrà ritornare a casa arrabbiato, incomincerà ad aspettarlo senza la serenità di sempre; poca serenità equivale a maggior disagio e maggior disagio aumenterà il bisogno di distruggere.

A nulla servirà, poi, condurre il cane nel punto del misfatto “punendolo” di conseguenza, poiché l’unico effetto possibile diverrà, in presenza dell’umano, rimanere ben lontano dall’oggetto già distrutto.

Spero che questo articolo possa essere di aiuto a capire meglio i nostri amici a quattro zampe e raggiungere una migliore convivenza.

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