Displasia dell’anca nel Labrador Retriever

La giusta attività fisica per il cucciolo di labrador

La displasia dell’anca nel Labrador Retriever è una deformità dell’anca che si verifica durante la crescita del cucciolo.

L’articolazione dell’anca è un’articolazione sferica. Durante la crescita, sia la palla (la testa del femore, o femore) che la cavità pelvica (acetabolo) dovrebbero crescere alla stessa velocità.

Nella displasia dell’anca, se questa crescita uniforme durante la crescita non si verifica. il risultato è la lassità (scioltezza) dell’articolazione, seguita da malattia degenerativa delle articolazioni (DJD) o artrosi (OA), che è il tentativo del corpo di stabilizzare l’articolazione dell’anca instabile.

Il grado di zoppia che si verifica dipende dall’entità di questi cambiamenti artritici e potrebbe non essere correlato con l’aspetto dell’articolazione dell’anca ai raggi X.

Alcuni soggetti con segni significativi di displasia dell’anca o artrosi ai raggi X potrebbero non mostrare alcun segno clinico, mentre altri con modifiche minime possono provare dolore e zoppia grave.

Quali sono le cause della displasia dell’anca?

La displasia dell’anca è una patologia con una componente genetica ma influenzata anche da fattori esterni come alimentazione, ambiente, esercizio fisico, tasso di crescita, massa muscolare e massa grassa.

Parlando di selezione in allevamento, ogni riproduttore deve essere testato per la displasia dell’anca e ammesso alla riproduzione solo se non presenta rischi di poterla trasmettere.

Tuttavia anche con genitori, nonni e bisonni certificati ufficialmente, non si possono avere garanzie sui cuccioli.

Poiché questa malattia è più comunemente osservata nei cani di taglia grande (generalmente superiori a 20 kg), questi cuccioli dovrebbero essere tenuti a un peso normale e magro durante la crescita, piuttosto che sovralimentati e incoraggiati a crescere “grandi”.

Uno studio sui cuccioli a rischio di displasia dell’anca ha scoperto che quando nutriti troppo, due terzi dei cuccioli hanno sviluppato displasia dell’anca, mentre solo un terzo dei cuccioli nutriti con pasti misurati soffriva di displasia dell’anca.

Uno studio sui pastori tedeschi ha scoperto che i cuccioli in sovrappeso avevano quasi il doppio delle probabilità di sviluppare displasia dell’anca rispetto alle loro controparti di peso normale.

Qualsiasi razza può essere colpita, tuttavia si vede prevalentemente nelle razze di taglia media-grande come Pastore Tedesco, San Bernardo, Labrador Retriever, Golden Retriever, Bobtail e Bulldog.

Quali sintomi dovrei cercare?

Debolezza e dolore alle zampe posteriori sono i soliti segni clinici.

Il cane appare traballante ed è riluttante ad alzarsi da una posizione seduta o sdraiata. Alcuni cani zoppicheranno o saranno riluttanti a salire le scale.

Questi segni possono essere visti nei cuccioli già da pochi mesi, ma sono più comuni nei cani da uno a due anni di età. I cani con lieve displasia dell’anca alle radiografie possono sviluppare un’artrite minima senza segni clinici fino a quando non sono più anziani.

Spesso ci vogliono anni di graduale degenerazione ossea prima che un cane diventi sintomatico.

Come viene diagnosticata la displasia dell’anca?

Una radiografia dell’anca in anestesia generale è il metodo migliore per diagnosticare la displasia dell’anca.

Anche i segni clinici e la lassità articolare palpabile possono indicare displasia dell’anca.

Qualsiasi animale sospettato di avere displasia dell’anca deve essere sottoposto a radiografia il prima possibile.

L’esame radiografico con il soggetto in sedazione, permette di valutare le immagini e classificare il grado, ma è bene ricordare che un un posizionamento sbagliato, sia per mancanza di simmetria del bacino, sia per adduzione e/o rotazione insufficiente od eccessiva dei femori, pregiudica la possibilità di effettuare una lettura corretta.

La classificazione Ce.Le.Ma.Sche è quella raccomandata dalla F.C.I. e della W.S.A.V.A. ed adottata dall’ENCI:

Classificazione secondo F.C.I.

    • Grado A Normale
    • Grado B Quasi Normale
    • Grado C Leggera Displasia
    • Grado D Media Displasia
    • Grado E Grave Displasia

Qual è il trattamento per la displasia dell’anca?

Il trattamento dipende dai segni clinici dell’animale e dal grado di displasia.

Esistono farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) molto efficaci (p. Es., Meloxicam, marca Meloxicam®) che hanno effetti collaterali minimi.

La scelta del farmaco viene effettuata su base individuale e vari farmaci possono essere provati prima di trovare quello più efficace.

La maggior parte dei cani con displasia dell’anca dovrebbe ricevere integratori alimentari di glucosamina, condroitin-solfato e acidi grassi omega-3.

Un moderato esercizio quotidiano, evitando attività ad alto impatto come il salto, può aiutare a mantenere il paziente mobile e rafforzare le strutture di supporto circostanti.

La terapia fisica ha dimostrato di essere altamente efficace nel migliorare la qualità della vita di un cane affetto e dovrebbe far parte di qualsiasi regime di trattamento.

Poiché l’eccesso di peso esercita uno stress eccessivo sulle articolazioni dell’anca, la perdita di peso è fortemente raccomandata nei cani in sovrappeso.

E se i FANS non aiutano?

L’alternativa ai FANS e alla terapia medica è la chirurgia. Sono disponibili diverse procedure chirurgiche per il trattamento della displasia dell’anca.

Le due tecniche chirurgiche più comuni per la displasia dell’anca sono la sostituzione totale dell’anca e l’ostectomia della testa del femore (FHO).

Altre procedure chirurgiche per trattare la displasia dell’anca includono l’osteotomia pelvica tripla (TPO), la sinfisiodesi pubica giovanile e la DARthroplasty.

La scelta dell’intervento sarà determinata dall’età, dalle condizioni e dallo stile di vita del tuo animale domestico. Il tuo veterinario sarà in grado di fornire i migliori consigli per il tuo animale domestico.

Esistono dei trattamenti di medicina alternativa?

Agopuntura, laser di classe 4, trattamenti con cellule staminali e medicina tradizionale cinese sono stati tutti usati per trattare la displasia dell’anca con risultati variabili.

Negli ultimi anni si sono ottenuti risultati molto positivi con la terapia con concentrato piastrinico su soggetti con displasia dell’anca grave.

Come ridurre i rischi nel cucciolo

Per ridurre i rischi correlati ai cosiddetti fattori ambientali, il cucciolo dovrà fare delle piccole passeggiate quotidiane o meglio, se possibile, delle piccole nuotate in modo da rafforzare la sua muscolatura la quale ha il compito importantissimo di dare una mano alle articolazioni nel sostenere il corpo.

Dovrà evitare soprattutto di fare movimenti bruschi o sbilanciati.

Il concetto che non va mai dimenticato è che, quando cammina, tutto il peso del cucciolo si ripartisce correttamente sui 4 arti ma quando si muove in salita tutto il suo peso si distribuisce esclusivamente sulle anche e quando scende lo stesso avviene esclusivamente sui gomiti. In quel caso, anche e gomiti, sopportano quindi il doppio del peso per il quale sono dimensionati!

Quando poi il cucciolo corre è come se il suo peso raddoppiasse, e in certe condizioni, secondo la velocità e la pendenza del terreno, può arrivare addirittura a triplicarsi !

Pertanto, ricordate che il vostro cucciolo:

  • NON dovrà né saltare su, né saltare giù. Attenzione ai muretti, alle poltrone e ai divani di casa, ai tronchi e ai dislivelli nelle passeggiate nei boschi, ecc. Per farlo salire o scendere dalla macchina, sarà sempre il caso di prenderlo in braccio.
  • NON dovrà assolutamente salire o scendere le scale. Fino all’età di quattro mesi compiuti, lo si porterà su e giù in braccio e, quando il suo peso sarà tale da rendere la cosa più problematica, lo si farà scendere o salire molto adagio, con l’aiuto del guinzaglio che andrà tenuto corto.
  • NON dovrà correre su pavimenti scivolosi (le mattonelle e i pavimenti in marmo lo sono, soprattutto quando sono bagnate o quando il cucciolo ha le zampe bagnate).
  • NON dovrà correre come un pazzo, soprattutto su prati in discesa, e quando correrà a velocità normale e su un terreno stabile e sicuro (senza buche), lo dovrà fare in ogni caso per pochissimo tempo.
  • NON dovrà correre nel buio perché potrebbe incontrare buche o traverse che rischia di non vedere in tempo per evitarle.
  • NON dovrà passeggiare né correre sulla sabbia (spiagge) o su dei sassi (letti di fiume, sponde di mare, laghi, etc.) dove il terreno instabile non gli permetterà di posare appiombo le sue arti causando un attrito che logorerà sue articolazioni.
  • NON dovrà mai giocare con cani più grossi di lui che rischiano di urtarlo in malo modo o “montarlo” (segno tipico di dominanza da parte del cane più grande): risparmierete così che le sue anche debbano sopportare il peso di un altro cane più pesante di lui.
  • NON dovrà essere tirato per le zampe o preso in braccio in malo modo.

Displasia dell’anca e il ruolo dell’alimentazione

La displasia dell’anca è sempre stata considerata una malformazione genetica di questo osso, in realtà è il risultato di una debolezza dei legamenti che sostengono l’articolazione dell’anca.

L’instabilità creata da legamenti deboli porta ad una sublussazione di questa parte dello scheletro, che non viene trattenuta a perfezione all’interno dell’acetabolo. Da qui, l’importanza di valutare questa lassità con proiezioni di distrazione dell’anca attraverso un distrattore.

La semplice proiezione ventro-dorsale dell’anca può non essere indicativa dell’eventuale predisposizione a displasia, perché il posizionamento forzato valuta solo la conformazione dell’acetabolo, ma non l’instabilità articolare.

Le continue distensioni capsulari durante il movimento di un’articolazione lassa provocano microfratture e deformazioni articolari sia della superfice dell’acetabolo sia della testa del femore.

Per una migliore stabilità articolare ci vuole una buona tonicità dei muscoli dei legamenti e della capsula articolare. Per una struttura legamentosa-capsulare efficiente è importante un collagene ben strutturato: occorrono amminoacidi e vitamina C.

I cereali integrali e altri semi, come la soia, hanno acido fitico nel loro guscio. Questa sostanza (presente in abbondanza in crocchette a base di cereali e soia) si lega a minerali, interferendo sull’assorbimento intestinale del calcio, zinco, selenio e cromo.

La cottura e la lavorazione degli alimenti uccidono, anche, gli enzimi che aiutano la digestione e l’assimilazione dei nutrienti, quindi la biodisponibilità di vitamine e minerali nel cibo cotto è ridotta ulteriormente.

La qualità proteica degli alimenti è alla base di una buona sintesi di collagene. Uno dei suoi elementi più importanti è la vitamina C, che si dice sia sintetizzata dal cane a livello epatico e, quindi, non è necessario integrarla con il cibo. L’aggiunta di vitamina C nel pet food viene fatta per le sue proprietà antiossidanti e conservanti.

Durante la crescita, come pure durante gli stress fisici e metabolici, la richiesta di vitamina C si accentua e quella sintetizzata non è sufficiente: occorre, quindi, occorre integrarla nella dieta.

I cani assumono la vitamina C dalla carne cruda, ma quando questa è cotta la vitamina viene persa.

Quando i cibi industriali sono trattati con il calore, anche in questo caso vengono distrutte sia le proteine (ridotte in farina) sia la vitamina C aggiunta.

L’aggiunta di grano in molti croccantini sviluppa nel cucciolo, specie in alcune razze predisposte come il Pastore Tedesco, il Setter o il Labrador, un’infiammazione intestinale che porta a un malassorbimento e una formazione di muco, che come una colla aderisce alla parete intestinale impedendo l’assorbimento di minerali (ad esempio, il calcio o lo zinco) e degli amminoacidi essenziali per la struttura del collagene.

Inoltre, i carboidrati aumentano la massa grassa, incrementando il peso sulle articolazioni spesso non supportate da una muscolatura efficiente.

Tutto questo per far vedere come spesso alle malattie intestinali (intolleranze o infiammazioni intestinali) si possono associare patologie dell’accrescimento, come displasia dell’anca, displasia del gomito e OCD, che pregiudicano la crescita del cucciolo.

Inoltre, va considerato che il collagene fa da impalcatura anche alle valvole cardiache, alle strutture cartilaginee ai dischi vertebrali. Da qui, l’importanza di una buona alimentazione per evitare disfunzioni valvolari cardiache, rottura dei legamenti crociati, ernie discali e cartilagini che si sfaldano a un minimo trauma.

Le cause della displasia, quindi, vanno ricercate in una lassità legamentosa associata a un eccesso di attività su superfici inadatte, che comportano microstress articolari ripetuti nel tempo.

Gli interventi correttivi sulla displasia dell’anca, come sinfisiodesi pubica giovanile (TPO e DPO), non hanno un risultato brillante se non si interviene anche sulla struttura legamentosa, rinforzandola con una giusta dieta e, un’integrazione con nutraceutici e fisioterapia.

Dispalsia dell’anca: nuovo test genetico

Uno dei fattori principali che influiscono sulla debolezza cartilaginea e che va a sommarsi lungo più generazioni di soggetti (tipicamente alimentati male) è proprio la mancanza di un’alimentazione sana che, per un animale tendenzialmente CARNIVORO come il cane, deve essere il più possibile naturale, quindi a base di carne.

La quasi totalità dei mangimi industriali (secchi o umidi) sono realizzati con ingredienti di scarsissima (per non dire PESSIMA) qualità.

Trattasi spesso di scarti di lavorazione, vietati al consumo umano e, per quel poco di carne fresca presente (il 4% è la percentuale più frequente in quanto minimo fissato per direttiva europea), praticamente SENZA VALORI NUTRIZIONALI (in quanto azzerati dalla cottura ad elevate temperature).

Oltre a questa carenza di “sostanza buona” (carne cruda), quel 4% (o poco più) dei mangimi industriali è spesso costituito da derivati e da farine di carne (fonti proteiche di pessima qualità) oltre che da cereali e da mais. Per compesare queste carenze vengono aggiunti, spesso in grande quantità, conservanti, aromatizzanti ed additivi per dare appetibilità a questi composti (in altre parole abbiamo CARNIVORI alimentati alla stregua di… GALLINE!)

Tutto ciò porta spesso ad instabilità e sublussazione delle anche dovuta ad una erosione della massa cartilaginea articolare e delle membrane sinoviali.

L’osteoartrosi secondaria può degenerare in sintomi clinici tipici della zoppìa. La malattia colpisce cani di tutte le razze di grande taglia con diverse percentuali di incidenza che vanno, come stimato dalla Orthopedic Foundation for Animals (OFA), dal 1% al 75%.

Il metodo, invece, utilizzato tipicamente a tutt’oggi dai veterinari consiste in una valuazione fenotipica delle anche basata su un metodo empirico ed obsoleto come, appunto, lo screening radiografico.

Tra i 5 più metodi di screening più utilizzati per eseguire una prognosi (e NON una “diagnosi”!) sulla possibile presenza e sviluppo durante la crescita della displasia sono:

  • Federazione Cinofila Internazionale (FCI)
  • Fondazione ortopedica per gli animali (OFA)
  • British Veterinary Association / Kennel Club (BVA / KC)
  • Pennsylvania Hip Improvement Program (PennHIP) – il più affidabile!
  • Dorsolateral Subluxation Score (DLS)

L’obiettivo primario di ogni programma di screening è quello di escludere individui geneticamente affetti o portatori nei programma di allevamento.

La CHD è una patologia multi-fattoriale e, per quanto ad oggi scientificamente assodato, solo un 30% può essere mediamente imputabile ad ereditarietà (quindi fattore genetico) oltre al fatto che vengono utilizzati sistemi di screening basati su un’interpretazione soggettiva delle radiografie con un affidabilità molto ridotta!

Questi metodi di diagnosi devono essere combinati con esami clinici specifici per poter fare trattamenti, ma non sono metodi affidabili per escludere cani colpiti da displasia o per la selezione dei soggetti con la migliore composizione genetica e adatti alla riproduzione, perché la displasia dell’anca è un fattore TROPPO complesso per poter essere  individuato, con precisione ed affidabilità scientifica, con delle semplici radiografie.

Da precisare anche il fatto che, se un cane risulta sano a questa lettura, NON significa assolutamente che non possa essere anche PORTATORE del gene (anzi, della “isola poligenica”, trattandosi anche di patologia “poligenica”, oltre che “multifattoriale”), dato che con i metodi utilizzati oggi in Italia, è scientificamente IMPOSSIBILE fornire una risposta certa!

Nonostante lo screening intensivo che è stato messo in campo negli ultimi 40 anni, la prevalenza di questa patologia risulta ancora essere del 40% in alcune razze. Questa persistenza ancora importante dovrebbe fare riflettere sulla (bassissima) affidabilità del metodo:

  • forse perchè gli screening radiografici non danno NESSUNA indicazione circa il fattore genetico dato che non testano il DNA ma leggono solo un “MOMENTO FISICO” del cane che, comunque, può trasmettere ugualmente alle generazioni future la patologia, ove presente;
  • forse perchè molti privati che fanno cucciolate (migliaia di annunci) accoppiano la propria femmina alla cieca, magari con il cane del vicino dirimpettaio, senza un minimo di cognizione delle eventuali patologie nascoste e/o sulla qualità di riproduzione dei soggetti utilizzati trattandosi di cucciolata una tantum.

In aggiunta a tutto ciò, c’è da aggiungere che l’età idonea (che varia da razza a razza) per eseguire le radiografie è argomento molto controverso.

Radiografie che, come intuibile, prevedono l’anestesia generale (di solito molto pesante, per un cucciolone; per non menzionare le cosiddette “lastre preventive”, proposte da alcuni veterinari a cuccioli di soli 4/5/6 mesi!), altro fattore (sia nella qualità, che nelle quantità utilizzate) che induce (e quindi influenza moltissimo) la LASSITÀ ARTICOLARE in fase di esecuzione della radiografia (ergo anche della cosiddetta “lettura”, ufficiale o ufficiosa che sia) nonchè la tecnica di trazione delle anche e di intra-rotazione delle ginocchia della povera bestiola durante la procedura.

IL PROTOCOLLO DI PRESA PER LE RADIOGRAFIE ( foto di come deve essere posizionato un cane per le lastre della displasia)

Uno dei principali VANTAGGI consiste nel non essere influenzato dall’età del cane.

Il test valuta la presenza o l’assenza di 7 singoli polimorfismi nucleotidici (SNPs), che sono variazioni lievi nell’assetto genetico individuale associate alla maggior parte delle patologie. Questi 7 SNPs sono stati collegati alla presenza del gene della displasia dell’anca.

Dysgen® è un test che prevede la predisposizione genetica per displasia dell’anca in Labrador Retriever in età precoce. Il test ha una precisione dell’85%, media sensibilità diagnostica dell’80% e specificità del 78%.

Attualmente, il test è disponibile solo per i Labrador Retriever, ma verrò utilizzato anche su altre razze canine compresi Golden Retriever e Pastori Tedeschi, che sono attualmente in fase di indagine clinica. Il test è stato sviluppato da ricercatori della Bioiberica, dell’Università di Barcellona e di Progenica Inc..

Laddove il metodo classico radiografico (PennHIP o altri) basati sulla diagnosi di una lassità articolare e osteoartrite è sconsigliato prima dei 4 mesi di età, il test genetico ha un alto valore per gli allevatori che vogliono prendere decisioni sui soggetti da selezionare in allevamento e una maggiore garanzia per i futuri proprietari di un cucciolo.

Il risultato del test può aiutare a determinare la frequenza dei controlli e comprendere meglio che trattamenti potrebbero essere utili.

Per approfindire questo importante argomento vi consiglio questo articolo sull’importanza dell’alimentazione che spiega molto bene tutto il “sistema”.